Il pantano Un doppio ricatto al Parlamento Lo spettacolo che si sta continuando ad allestire a Montecitorio è tale da dover preoccupare le Istituzioni della Repubblica. Disgraziatamente, in frangenti come questi, servirebbe poter esercitare un qualche ascendente sulle opposizioni e dunque sarebbe utile che almeno un’alta carica dello Stato non fosse appannaggio del medesimo partito politico. Un’accortezza che si è avuti per molti anni della nostra vita repubblicana e che oramai da qualche tempo si è persa. Le cose sono peggiorate. Capiamo benissimo le esigenze del presidente del Consiglio di approvare la riforma Costituzionale il prima possibile, solo che, per l’ appunto, trattandosi di riforma costituzionale, non è che senza preoccuparsi se vi sia o meno l’accordo con l’opposizione si pretende pure che questa non possa discutere nel merito. La proposta del movimento 5 stelle di eliminare il quorum al referendum come base per far procedere i lavori senza ulteriori incidenti, aveva un senso. Visto che la maggioranza procede da sola, forte di un premio che la Corte costituzionale ritiene necessario rivedere, almeno si consenta un pronunciamento degli italiani senza cercare di invalidarlo appena si è votato alzando il quorum. La maggioranza ha rifiutato pure questa proposta, il che non giustifica l’ennesima rissa pentastellata a Montecitorio, ma almeno la spiega, offrendole una ragione. La disinvoltura con cui la maggioranza procede su una materia così delicata e contestata è eccessiva, gli schiamazzi sino alla loro degenerazione aggressiva, restano insopportabili, ma non sono gratuiti. Servirebbe una qualche mediazione che davvero non vediamo come si possa trovare e soprattutto chi possa svolgerla. Il governo Renzi si sta assumendo la responsabilità di imporre una riforma della Costituzione a maggioranza del Parlamento che è minoranza nel Paese e sarebbe il caso di iniziare a porsi qualche problema. A questo punto sarà necessaria una mobilitazione straordinaria per farla bocciare con il referendum, perché tanta protervia è inammissibile. Le riforme dovevano essere condivise, diceva il governo poche settimane fa ed ora pensa di poterle fare tutte da sole. Sabino Cassese ha scritto un editoriale ( ce ne occupiamo in Analisi e commenti a pagina 2) sul “Corriere della Sera”, in cui si sostiene come in Italia, non ci sia un rischio autoritario. Le argomentazioni sono ottime, ma una democrazia non deve mai abbassare la guardia e soprattutto mai sottovalutare delle iniziative i cui effetti sono ancora tutti da misurare. Ad esempio oggi il Parlamento si trova sotto ricatto, vuoi per le pretese del governo, vuoi per le reazioni smodate delle opposizioni. Visto che si pretende di abolire un Senato, si potrebbe presto pensare di abolire anche una Camera tanto rissosa. Tanto vale eleggere solo il premier ed il governo chiudendo questo inutile Parlamento. Con buona pace di Cassese questo processo mai si avviasse ci ricorderebbe anche se molto lontanamente qualcosa di molto sgradevole per la vita democratica del Paese. Roma, 13 febbraio 2015 |